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Tuffo nella storia sulle orme dei briganti

Con una cerimonia alla cascina in Val di Luppa, dove l’8 dicembre 1861 fu catturato e la deposizione di un mazzo di fiori davanti al busto eretto nel 2012 dal Comune di Tagliacozzo, città dove fu fucilato, si è conclusa la due giorni per commemorare Josè Borjès, il generale spagnolo mandato in Italia da Carlo di Borbone per riportare sul trono Francesco II. Missione però fallita. L’evento,
organizzato dal Comune di Sante Marie, in collaborazione con l’Istituto di ricerca storica delle Due Sicilie, è stata un’occasione per riflettere sulle cause del brigantaggio che, dopo l’Unità d’Italia, per 10 anni, imperversò nel Mezzogiorno. Un fenomeno che affondava le radici nelle secolari condizioni di miseria delle popolazioni meridionali. Dal nuovo governo i contadini, che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione, si aspettavano la riforma agraria. Le risposte invece furono la pena di morte per chi occupava le terre; l’istituzione del servizio militare obbligatorio; l’introduzione di nuove tasse e l’abolizione del diritto d’uso delle terre demaniali. Provvedimenti che generarono una profonda ostilità verso il nuovo governo, spingendo contadini, pastori, braccianti, renitenti alla leva a unirsi agli sbandati del disciolto esercito borbonico e a organizzarsi in bande dedite a ogni forma di razzia. Le ragioni profonde del brigantaggio erano dunque prettamente sociali. Invano deputati democratici, come Giuseppe Massari e Francesco De Sanctis, cercarono di convincere il governo ad adottare misure che rimuovessero le cause del brigantaggio. Prevalse la linea dura. Fu approvata, infatti, una legge, che porta il nome dell’aquilano Giuseppe Pica, con cui venivano istituiti i tribunali militari e autorizzate le fucilazioni sommarie. Il brigantaggio fu represso nel sangue, ma i problemi che l’avevano originato rimasero insoluti. E negli anni successivi tanta gente del Meridione, per sfuggire alla miseria, dovette emigrare. Il sindaco di Sante Marie, Lorenzo Berardinetti, si è fatto promotore in questi anni di due iniziative: l’allestimento del Museo del brigantaggio, nei locali del Palazzo Colelli, e l’istituzione del “Cammino dei briganti”, un itinerario turistico sulle orme dei briganti della Banda di Cartore, che interessa ben cinque comuni marsicani e che in 7 mesi ha visto la presenza di 3.000 persone da tutta Italia. Un’iniziativa che il sindaco di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio, ha definito «lungimirante».

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