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Nel segno di Faber

«È stato il mio riferimento culturale e musicale da sempre. Avevo 14 anni quando mio fratello Mario mi regalò il vinile la buona novella che cambiò e segnò la mia vita. A molti capita di segnalare la lettura di un libro come esperienza che ti apre gli occhi, che ti fa guardare il mondo e te stesso in modo diverso.

A me è capitato ascoltando delle canzoni, ma mai come per De Andrè la parola canzoni appare inadeguata e riduttiva: sono piuttosto letteratura, poesia, melodia, atmosfere, storie ed etica condensate e racchiuse nel solco del disco».
Antonello Persico è chirurgo pediatra all’ospedale civile di Pescara ed è riuscito a far convire la sua professione di medico e le sue passioni: cantare De Andrè, e l’impegno sociale. Molti sono stati i suoi concerti delle cover di De Andrè serviti per raccogliere fondi per l’acquisto di attrezzature mediche o per migliorare la degenza dei piccoli pazienti. Due ecografi, la cucina per i famigliari dei ricoverati la sala giochi accanto alla sala operatoria, la climatizzazione del reparto, solo per per citarne alcuni degli obiettivi raggiunti».
Insomma una vita vissuta con passione e professionalità.


«Esattamente. Ma sempre ispirandosi a Faber, basta ascoltarlo e lui suggerisce obiettivi e modalità: nell’ LP tratto dall’antologia di spoon river dice: da chimico un giorno avevo il potere di sposare gli elementi e di farli reagire... Ho realizzato quindi un’altra mia passione, ma sarebbe meglio chiamarla ricerca professionale: la clownterapia. Quella pratica inventata dal medico statunitense Patch Adams che ha scritto il libro La buona salute è una questione di risate, e diventato famoso anche grazie al film del 1998 interpretato da Robin Williams. Abbiamo fondato, assieme ad altri colleghi, un’associazione che si chiama appunto Clowndoc, della quale fanno parte dottori che ogni giorno entrano nei reparti di chirurgia pediatrica, pediatria ed ematologia dove purtroppo esistono realtà molto tristi.

Con la clownterapia cerchiamo di alleviare le sofferenze di chi è costretto alla degenza in questi reparti. Per me è diventata una risorsa importante soprattutto quando si praticano manovre molto invasive e dolorose sui piccoli pazienti. Questa terapia si è affermata anche in Italia e dal 2017 la Puglia ha emanato una legge regionale che disciplina sia la “terapia del sorriso” che la figura professionale chiamata “clown di corsia”.


Ma l’Abruzzo non è da meno e da 16 anni nell’ospedale civile di Pescara si organizzano corsi di formazione per operatori socio-sanitari, ma non solo: anche per chiunque sia interessato a svolgere attività di volontariato o a chi voglia utilizzare la terapia del sorriso come elemento di sollievo nel proprio ambito sociale di intervento, ma anche nella propria vita di tutti i giorni.
«La clownterapia - precisa Persico - non ha bisogno di nasi rossi o giochi di prestigio.

A volte basta prendere la mano di un bambino per ottenere già un sollievo. Attualmente sono circa 80 Clown Dottori che prestano attività in maniera volontaria e gratuita. Qualche anno fa abbiamo ospitato a Pescara Patch Adams, l’inventore della clown terapia. Ha apprezzato molto il nostro impegno professionale e anche le performance musicali. “Bellissime queste tue canzoni“, mi disse, accettai il complimento. Con imbarazzo».

Testo e foto di Claudio Carella

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