Obiettivo che, considerando l’escalation di richieste, è perfettamente raggiungibile: la potenza complessiva degli impianti fotovoltaici installati in Italia è passata dai 1.142 MW del 2009 ai 4mila MW di fine 2010. Una crescita record che rende il settore delle energie rinnovabili –e quello del fotovoltaico nello specifico– uno dei migliori banchi d’investimento in un mondo profondamente lacerato dalla crisi economica globale. Sembra che ci sia tutto da guadagnare, quindi? «Da un punto di vista strettamente speculativo sì –spiega Marinelli– ma EcoPower non è solo un buon affare, è un’impresa fortemente connotata sotto il profilo etico. Abbiamo scelto di armonizzare l’iniziativa privata con l’esigenza sociale dell’ecocompatibilità e del risparmio: forniamo un prodotto non inquinante, cercando di ottimizzare l’azienda in tutti i suoi aspetti, da quello produttivo (in un ottica di “filiera corta” per ridurre le emissioni di CO2) a quello dell’integrazione ambientale, tanto nello stabilimento quanto nell’installazione dei pannelli, fino al loro smaltimento. E benché il settore prometta bene dal punto di vista del guadagno, la nostra –prosegue Marinelli– è una sfida che comporta anche notevoli rischi, dato che i nostri prodotti hanno caratteristiche di qualità e di performance che li rendono più costosi degli altri in commercio. Dobbiamo perciò cercare di inserirci in una nicchia di mercato composta da clienti che sappiano apprezzare il valore del nostro prodotto, del quale possiamo garantire l’efficienza in tutto e per tutto».
I prodotti della EcoPower sono in effetti un concentrato di qualità: «A parte dalla cella di silicio prodotta dalla numero uno al mondo, la coreana Millinet, il resto della componentistica, la realizzazione e la manodopera sono Made in Italy al cento per cento». Made in Molise, per l’esattezza, in uno stabilimento a pochi chilometri dall’Abruzzo e da San Giovanni Teatino, dove Ecopower ha i suoi uffici amministrativi. «Una scelta che dimostra il nostro attaccamento alla regione, alla gente di questi luoghi e alla loro altissima professionalità». A fornire il know-how specifico, poi, ci pensa sempre l’azienda: «Il nostro personale di fabbrica, composto da circa 45 operai, viene formato in azienda, così da incrementare una professionalità che è già alta di base. E i risultati si vedono: allo startup aziendale eravamo in grado di produrre circa seicento pannelli al mese, oggi ne produciamo 240 al giorno, con le stesse macchine. Segno che l’investimento sulla formazione è stato efficace così come l’ottimizzazione della linea di produzione». E non solo: Ecopower investe tantissimo anche nel settore ricerca e sviluppo, sia internamente che in ambito internazionale: «Il nostro obiettivo è di migliorare costantemente in tutti i settori. Siamo l’unica azienda ad avere un laboratorio test di taratura interno, in grado di certificare la qualità dei pannelli al millesimo. Insomma, il nostro cliente paga esattamente quello che compra». Un’efficienza e una precisione che fanno seguito all’obiettivo di top-quality prefissato dall’azienda. «Innovazione è la parola chiave. Per questo abbiamo partecipato in prima linea insieme ad altre 40 aziende leader del settore alla costituzione di un Polo d’innovazione dell’energia in Abruzzo e partecipiamo a progetti di ricerca e sviluppo in ambito internazionale, con lo scopo di migliorare la qualità di un prodotto che si è già imposto su un mercato dominato da grandi industrie». Uno di questi è il progetto Marie Curie 2011, condotto in collaborazione con tre università straniere (Birkbeck College London University, Università del Pireo di Atene, VU University di Amsterdam) e una italiana (l’Università La Sapienza di Roma) e un’azienda inglese, la RWE npower, per l’innovazione tecnologica e finanziato dall’Unione europea: «Ricercatori, scienziati e ingegneri che partecipano con noi al progetto verranno a lavorare nei nostri stabilimenti e porteranno avanti progetti di innovazione. I risultati di tali ricerche dovranno poi essere condivisi tanto con le università che con l’azienda britannica. Oggi l’UE finanzia soltanto progetti che prevedano aggregazioni d’imprese, quindi siamo in cerca di mercati non ancora “inquinati” da politiche speculative per poter costituire reti d’impresa e affermarci con il nostro prodotto». Che è disponibile in tre versioni, quella da 230 W, da 235W, «e da poco abbiamo lanciato sul mercato un terzo pannello policristallino da 240W. Tutti ovviamente certificati».
di Mimmo Lusito