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Generazione post Facebook

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L’11 settembre del 2001 avevano solo otto anni; sono già stufi dei social network; per informarsi usano i siti internet delle testate straniere; scaricano musica e film ma agli ebook preferiscono la carta stampata. La Quarta A del liceo linguistico Marconi di Pescara ci svela il rapporto problematico tra i mass media e i giovani di oggi. Con una prima sorpresa: il Grande Fratello? Ormai se lo guarda la nonna

di Alessio Romano

Quarta A Liceo Linguistico "G.Marconi" Pescara

Noi siamo i “giovani di oggi”. Stando alle chiacchiere degli adulti nei bar o alle fermate degli autobus siamo quelli che pensano solo alla tecnologia, abusano di alcol il sabato sera, non hanno più valori e ideali e soprattutto non sanno quello che vogliono dal futuro. Forse il loro metro di giudizio si basa un po’ troppo sul mondo dei reality show e dei suoi campioni di una generazione che vuole solo apparire. Ma, ormai, in famiglia chi si appassiona di più al Grande Fratello o all’Isola dei Famosi, sono per lo più i nostri nonni. Per quanto ci riguarda, non siamo malati di social network. Molti di noi, dopo una prima “sbornia” con anni in cui si sono passate ore davanti a Facebook, hanno già cancellato il proprio profilo stanchi di una tecnologia ormai votata quasi esclusivamente al pettegolezzo. Come al solito il problema non è il mezzo, ma l’uso che se ne fa. È stupido usare Facebook come una vetrina per mettersi in mostra e farsi pubblicità con bravate e idiozie, ma diventa pratico ed economico per tenersi in contatto con amici che abitano all’estero o in altre regioni italiane in maniera semplice e veloce. Se i link che si condividono sono di contenuti seri e importanti può diventare un mezzo per scambiarsi notizie, idee, riflessioni piuttosto che canzoni e filmati (soprattutto i rimandi ai siti YouTube e Megavideo). Ma anche consigli su un buon libro, al di là di quelli che già dobbiamo leggere per lo studio scolastico. Ma parliamo di libri veri, di carta, che nonostante il prezzo di copertina che è troppo alto per i giovani non lavoratori, rimane un mezzo insostituibile e mille volte meglio di freddi caratteri digitali sui monitor di smartphone o tablet.

Sui social network tutto il resto è solo gossip che può portare anche a perdere amicizie o far finire storie d’amore per futili motivi. E non bivacchiamo perennemente a poltrire davanti a una televisione dove tutto sembra essere il frutto di un copione prestabilito. Persino quando i telegiornali raccontano le notizie di cronaca lo fanno in base al loro colore politico, palesemente influenzati da chi li “governa”. I telegiornali della TV a pagamento (come SkyTG24 che, per esempio, permette anche l’interattività, attraverso il “tasto verde”), presentano i loro notiziari in maniera più chiara e spesso sono più fruibili e comprensibili. Il problema è che hanno un costo e non tutte le famiglie della nostra classe ne hanno accesso. Ci piacerebbe un’informazione obiettiva e senza influenze. Che magari provasse a liberarsi di un linguaggio giornalistico che appiattisce tutto e non cercasse sempre di drammatizzare e aggravare le situazioni in nome dell’audience. Ci piacerebbe un’informazione che guardasse anche fuori dall’Italia e dal nostro perpetuo teatrino di polemiche ridicole. Proviamo fastidio davanti a un palinsesto che con disinvoltura passa dalla tragedia dello Tsunami Giapponese alle storie di corna della famiglia Clerici. La cronaca nera ci può appassionare, quando stringe tutto il paese di fronte a un dramma. Ma ripudiamo il triste spettacolo della televisione sulle disgrazie altrui. Rimaniamo disgustati dall’esagerazione e dall’insistenza che i mezzi di informazione hanno nell’intromettersi nella vita di famiglie sconvolte da un dolore che viene strasformato in spettacolo fino ad arrivare alla aberrazioni di visite guidate nei luoghi delle stragi o addirittura nel mettere in commercio costumi di carnevale ispirati ai protagonisti della nera come è capitato per il delitto di Avetrana. Per questo preferiamo usare internet (il sito dell’ANSA, per esempio, o i portali di Google News o Virgilio) e informarci sui siti delle testate straniere. È più utile e interessante guardare l’Italia da fuori visitando siti spagnoli, inglesi o francesi per tenerci aggiornati sulla situazione politica e socio-economica mondiale, osservando gli avvenimenti da diversi punti di vista e soprattutto migliorando la conoscenza delle lingue straniere. E ci dispiace constatare quanto ridicola e inadeguata sia la nostra classe politica vista da fuori. I nostri mass media tendono a uniformare le masse e non danno la possibilità alle persone, ma soprattutto ai giovani, di distinguersi. Questo appiattimento limita la nostra creatività, il modo di vestirsi, di comportarsi e sfruttare il tempo libero. C’è una pensante influenza della TV anche per quanto riguarda il nostro modo di sognare e realizzare i nostri sogni. Ai reality dove sostanzialmente c’è gente che rimane mesi senza fare assolutamente nulla preferiamo i talent show (come Amici o X Factor) che dimostrano l’esistenza di ragazzi della nostra età che hanno talento e voglia di realizzarsi. È triste che la nostra generazione per farsi strada sia costretta a sottoporsi a meccanismi malati come quello del televoto e delle telefonate da casa. Ma per chi sogna di fare la ballerina e non riesce a entrare alla Scala (magari perché sprovvista di raccomandazioni) la sirena della televisione è davvero molto allettante. Ma al massimo può portare solo un briciolo di successo effimero. Tutta la mole di informazioni, canali, mezzi tecnologici, il cosiddetto “pluralismo” avrebbe dovuto portarci maggiore libertà e, quindi, serenità. Invece, per noi, si è trasformata in un nuovo problema da affrontare e decifrare. È una contraddizione con cui noi, i “giovani di oggi”, dobbiamo imparare a fare i conti.


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